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Il XX secolo è stato dichiarato da intellettuali e conoscitori di conflitti il "Secolo delle idee assassine". Si sperava che il XXI secolo aprisse una certa strada per la pace e fornisse una risposta a chi si chiedeva - come il sociologo Alain Touraine - se "possiamo vivere insieme" o a chi come Giovanni Paolo II che ha gridato con un "No" deciso contro la guerra di Assisi. Ma niente di tutto questo si è rivelato vero. La saggezza popolare dice bene che "chi semina i venti miete le tempeste" ed è in quella realtà che viviamo in una tensione permanente tra l'agognata pace e l'evidenza dei sanguinosi scontri che riconosciamo oggi e di cui molti - tra loro il Papa Francesco - l'hanno soprannominata l'entrata nella "Terza Guerra Mondiale". Va ricordato che le modalità della guerra si sono trasformate e che oggi si presentano come episodi dai volti spesso fuorvianti di motivazioni politiche o religiose o economiche e culturali o la congiunzione di tutte in modo tale che le analisi siano ampiamente contraddittorie su molti punti, complementari su altri, e il più delle volte confuse nelle conclusioni che dovrebbero guidare le politiche da adottare.